#4 Cinque anni dopo. Da quattro anni lavoravo in una scuola, educavo i bimbi in età prescolare, e tutto mi soddisfava. I bimbi erano felici di stare con me ed io con loro, i genitori erano contenti e tutto andava per il meglio. Accadde però che la scuola cambiò la direzione ed entrarono in gioco delle persone buone solo in apparenza. La nuova direttrice prendeva in braccio il figlio viziato e scostante dei signori più ricchi della zona e diceva “ci sono bambini di serie A ed altri di serie C” … la serie B non c’era neanche. La Vita voleva farmi capire che era tempo di andar via? Non volevo ma dovevo, così mi licenziai e decisi di prendermi un anno sabbatico per riflettere. Con il mio compagno partii per il sudamerica. Italia-Venezuela solo andata. Zaino in spalla, un pò di spagnolo per cominciare e via. 8 ore di volo ed eravamo a Caracas, una città brutta ma affascinante. Si capiva subito che era pericolosa. Questo viaggio sarebbe stato una bella sfida. Facendo autostop o saltando su colorati bus musicali, abbiamo girato in lungo ed in largo il Venezuela, la Colombia, l’Ecuador, il nord del Perù e navigato il Rio delle Amazzoni su un barcone pieno di amache ed incontri di vite, facendo tutto ciò che un turista non potrebbe fare, indenne. Io leggevo i tarocchi sui muretti a bordo strada o creavo braccialetti tessendo fili colorati, che spesso vendevo ai turisti, mentre Simone conosceva i generi di persone più disparati e trovava il modo di farci fare le esperienze più particolari. Ci siamo abbandonati alla buena onda, il fiume della Vita, ed è andato sempre tutto bene… anche se abbiamo rischiato di tutto tante volte! In Ecuador volevo fermarmi, eravamo capitati in una valle vulcanica e c’era una forte energia. Lì incontrai uno sciamano, si chiamava Shaia, e con lui sperimentai la riconnessione con l’oltre. Pochi giorni dopo eravamo su un pullman e stavo scendendo verso il Perù. Stavo leggendo Osho e mi capitò una cosa simile a quella che vissi in India. Intanto avevo scoperto che quel tipo di esperienza si chiama samadhi, l’unione con il divino che porta alla liberazione dei legami terreni (moksha). Anche in questa occasione ebbi necessità di tempo per digerire l’esperienza, però fu tutto più veloce. Anche questo viaggio aveva portato un cambiamento importante ed irreversibile… Quando siamo tornati in Venezuela dopo 8 mesi di educazione sudamericana, io ero profondamente cambiata. Mi sarei fermata ancora ma purtroppo era tempo di rientrare e seguii la buena onda anche quella volta. Tornati a casa, pensavamo a quando avremmo completato il giro del sudamerica ma al rientro un amico ci donò una guida dell’India. Noi avevamo imparato a farci portare dalla Vita e così partimmo per l’oriente. E ci rimanemmo per tre anni. Visitando, imparando, comunicando, sperimentando. Io anche studiando. Valutai l’ipotesi di trasferirmi in quella terra che sentivo così familiare ma capii che l’India potevo portarla con me e trasmetterla ai ricercatori spirituali in occidente. Intanto facevo tanta pratica di trasformazione interiore, soprattutto tramite il percorso di tecnica vibrazionale che stavo seguendo con un’allieva diretta di Baba Bedi XVI (portatore della tecnica) e risolvevo i miei conflitti, le mie ferite ed i miei problemi. Maturavo, miglioravo, mi alleggerivo. Stavo benissimo ed ero sempre più contenta. Nel frattempo si era risvegliata in me l’affinità per le cure naturali e decisi di formarmi massoterapeuta. Quando cominciai a lavorare ebbi grandi soddisfazioni, stavo mettendo in pratica tutto ciò che avevo appreso, anche cose diverse tra loro, ma tutto aveva un senso. Finalmente capivo il perché di tanti passi fatti d’istinto e che funzione avesse quella mia particolare sensibilità. Stavo definendo quale sarebbe stata la mia direzione di vita ed ero felice.